E’ un mese che sono in viaggio e i miei piedi non sono ancora
fermi. Ieri non sapevo cosa mettere in valigia, se tutto o se niente… alla
fine, senza volerlo, ci hanno pensato la zia, la nonna e la mamma a riempirla
di marmellate fatte in casa e così stamattina a 1200km di distanza, ho mangiato
pane, marmellata e nostalgia di casa.
Questa volta più di tutte mi ha fatto male il ritorno a
Casa da Casa… Quale casa? Non lo so nemmeno io, o meglio, al mio risveglio ho
dovuto rivederne il concetto…
Ho sempre chiamato casa ciò che fin dalla nascita mi hanno
donato, quel posto dove posso sentire il picchio battere contro un albero, il
vigneto del nonno, il panettiere che puntuale alle 10.30 arriva e suona, il
mestolo nella pentola del sugo, mio fratello che si sveglia stordito e non
parla fino a mezzogiorno, mia mamma che stende la quinta lavatrice della
mattinata in ordine di colori e di grandezza, il motore della Fiat di papà.
Ma Casa è anche questo micro-mini-appartamento che io e
lui abbiamo creato, il profumo di incenso che ti abbraccia quando entri, Sheron
che allaga il salotto per annaffiare le piante, il batik giallo e rosso sulla
parete, la mia Cucina blu, le farfalline adesive davanti alla tazza del water, i
vicini di casa che non hai mai conosciuto ma che conoscono tutta il tuo tram
tram dietro quelle finestre e che ormai…fanno parte di casa tua e ti insegnano
che “casa” non è solo un luogo che scegli o un profumo che crei ma anche quello
che non ti sei cercato, un coinquilino inatteso o il sole che entra dal
terrazzo, quello che incastri in valigia, un vestito o una marmellata, un dono,
uno sguardo da chi sta fuori di te ed entra comunque nella tua vita-casa, perché
l’hai contagiato con la semplicità della tua esistenza.
La marmellata non è mai stata così buona.
Alice
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